false fatture: quanto conta il pagamento?

in presenza di un valido impianto accusatorio l’avvenuto pagamento della prestazione fatturata non è sufficiente ai fini dell’assoluzione.

secondo la sentenza cass. pen. n. 4335/2016 nel caso di un’imputazione per falsa fatturazione oggettiva il contribuente non potrebbe limitarsi a dimostrare l’avvenuto pagamento della relativa prestazione, poiché lo stesso potrebbe rappresentare una prova precostituita; ben più pregnante invece dimostrare di aver effettivamente ricevuto la prestazione fatturata e quindi di aver realmente acquistato i prodotti e/o servizi riportati in fattura, necessari allo svolgimento della propria attività.

finanche nel diverso caso di falsa fatturazione soggettiva, oltre alla prova dell’avvenuto pagamento della fattura, sarebbe importante documentare la nota capacità del soggetto emittente la fattura di poter effettuare realmente quella prestazione, oppure, viceversa, provare la propria “ignoranza incolpevole” dimostrando da un lato l’assenza di dati e notizie idonei a presupporre la provenienza fittizia delle fatture e dall’altro di non aver tratto alcun beneficio dalla frode fiscale.

pur riconoscendo l’importanza degli elementi probatori “a discarico” indicati dalla suprema corte, a parere di chi scrive, in un sistema penale accusatorio dove l’onere probatorio è riconosciuto in capo alla pubblica accusa, la prova dell’avvenuto pagamento non può che tornare in auge laddove “rafforzata”, come spesso accade, dalla assenza di risultanze istruttorie inerenti il ritorno di denaro in capo al soggetto che riceve la fattura, perlomeno ai fini di un’assoluzione per insufficienza di prove.

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